Molte persone, almeno una volta nella vita, hanno pensato “vorrei fare un percorso tutto per me” ma poi……non l’hanno fatto……

Ci sono tanti motivi, mille giustificazioni per rinunciare:

  • Non so se è davvero la cosa giusta
  • Devo farcela da solo
  • Poi avrò sempre bisogno d’aiuto
  • L’azienda non me lo paga
  • Troppo impegnativo
  • Non penso che valga davvero la pena
  • E se poi mi fa cambiare tutto?
  • Ora non ho tempo, magari più avanti
  • – ……….

 

Queste ed altre sono le argomentazioni con cui chi sceglie di non attivare un miglioramento individuale che pure desidera, si tranquillizza e si ferma. Ma il desiderio resta.

Il fatto è che quando si pensa al coaching, così come ad altre forme di lavoro individuale, si immagina un percorso lungo, difficile, che ci può costringere a cambiare tante abitudini e, persino, si ha il dubbio che possa essere più faticoso che vantaggioso.

 

In realtà, come le sperimentazioni insegnano, e in molti tipi di coaching, un effetto importante si ha già solitamente nella prima sessione: in essa si iniziano a vedere cose a cui non si era mai dedicata attenzione, si prende coscienza di aspetti valutati fino a quel momento irrilevanti, si correlano diversamente gli eventi. Nei casi migliori si assiste ad uno sblocco emotivo, in qualche caso sorprendente anche per il coach.

Il processo poi cresce a spirale e, per chi va avanti, i risultati si moltiplicano in tempi brevissimi.

 

Per chi va avanti……

Infatti è noto che molte persone interrompono i percorsi individuali dopo la prima sessione; ed altre vanno avanti solo perché l’azienda pagante le costringe a procedere, con un vantaggio quindi limitato dalla bassa motivazione e dall’insufficiente responsabilità personale.

Così diventa importante che la prima sessione sia davvero incisiva, in modo tale che, se essa divenisse anche l’ultima, la persona abbia comunque un beneficio che potrebbe aprire nuove possibilità, sia che esse sfocino in un proseguimento del percorso, sia che si introduca un dubbio, nella mente della persona, che la porterà ad intraprendere spontaneamente un graduale processo di ricerca.

 

Il processo denominato Once Coaching è dedicato a tutti coloro che vorrebbero intraprendere un lavoro individuale di miglioramento della performance e/o delle relazioni sociali ma, di fatto, restano fermi. 

L’ipotesi di lavoro è che –in una sola sessione– una persona che scelga di effettuarla possa trovare una serie di suggestioni che mettano in moto un processo. Questo è tanto più possibile quanto più la persona, nella sua scelta, sarà guidata da una motivazione che attiverà fra coach e coachee una collaborazione rilevante, che abbatta le difese e consenta la generazione di una sintonia subito produttiva.

Potenzialmente la seduta si chiude su se stessa: il coachee sarà quindi nella condizione di avere un piccolo risultato e non cercare necessariamente un ulteriore proseguimento guidato.

Viceversa, il coachee che veda il vantaggio di attivare un percorso, procederà ulteriormente, avendo in una sola sessione sperimentato il processo senza la preoccupazione di dover per forza andare avanti.

Al fine di assicurare che un percorso eventualmente intrapreso possa essere interrotto in qualunque momento, ogni sessione a partire dalla prima, viene considerata l’ultima. A garanzia di questo, ogni volta si conclude il rapporto, con il pagamento della sessione e nessuna indicazione di un nuovo appuntamento. Sarà il coachee che, in base agli obiettivi ed al risultato conseguito, deciderà se prenderne un altro a fine sessione, più avanti o mai più.

Di Susanna Mazzeschi

Consulente senior STC Change Strategies Nardone Group, docente al Master manageriale e coordinatrice della scuola di Milano ; coordinatrice e docente al corso “Counseling breve strategico in azione”. Ha ideato e progettato metodologie di “Performance set-up”, in ambito organizzativo e personale, che utilizzano la metodologia degli “Operative learning/project team”. Ha fondato “Performance network”. Ha operato a lungo in ambito sportivo, con particolare riferimento al Volley, a supporto degli atleti e della squadra e come supervisore dello staff tecnico. Ha ideato e realizzato un sistema elettronico di valutazione del potenziale degli atleti in campo. Ha partecipato, nel ruolo di Consigliere d’Amministrazione, allo Start-up di Sparkling Milano, squadra di A2-A1 negli anni 2007-2008. Da 8 anni membro di Emergency. Ha pubblicato con Calzetti & Mariucci il libro “Vncere dallo spogliatoio: coaching e team building strategico negli sport di squadra e nelle organizzazioni”