Il coaching è un processo creativo di formazione individuale, finalizzato allo sviluppo di una competenza. Valorizza l’individualità della persona, ha come punto di partenza la sua definizione degli obiettivi su cui impegnarsi, rispetta i suoi ritmi di apprendimento. È una formazione flessibile per tempi, programmi, metodi.

E’ un viaggio guidato, che ha come ingredienti sogni, sforzi e passione. Perché richiede di mettersi in gioco, di accettare di modificarsi, e non solo di acquisire una nuova abilità o conseguire un risultato desiderato.

Il processo di coaching è una relazione fra due persone, di cui una è il coach e l’altra è il coachee (ma esistono anche il coaching di gruppo con un coach e più coachees – soprattutto negli sport di squadra, oppure il peer coaching fra colleghi, in cui si usano metodologie analoghe). Relazione dove – partendo da un obiettivo preciso, questo è un punto caratterizzante – il coach indirizza e sostiene il coachee nel conseguimento dell’obiettivo stesso, eventualmente aiutandolo a metterlo a fuoco e a riformularlo.

Il coaching serve a migliorare la performance, acquisire capacità e abilità, sbloccare potenzialità, sulla base di caratteristiche che la persona già possiede. Per esempio: diventare più bravi a parlare a un pubblico di potenziali clienti, prepararsi alla Maratona di New York, capire quale percorso di studi è più congeniale, gestire una specifica negoziazione o esame, affrontare una dieta senza scoraggiarsi, adeguare il proprio stile di vita a mutate condizioni economiche o anagrafiche o fisiche. Un coach non trasforma la personalità del coachee, non capovolge le sue abilità e nemmeno gliene fornisce di nuove partendo da zero, ma le integra, le completa, le amplifica.

 

Non è acquisizione di nozioni, e quindi non si sostituisce al libro o al manuale, al contrario, ne ha bisogno. Non è la bacchetta magica, purtroppo. E nemmeno l’alternativa al terapeuta per la soluzione di problemi personali. Normalmente un percorso di coaching si sviluppa attraverso un numero limitato di incontri (indicativamente da 6 a 12) distribuiti sull’arco di alcuni mesi/un anno, ognuno della durata da un’ora a tre.

In ogni incontro, che può essere via Skype/Facetime o più normalmente di persona, il coach:

  • verifica il conseguimento di obiettivi intermedi;
  • ne assegna di nuovi insieme ad esercizi mirati;
  • utilizza eventualmente alcuni test;
  • fa riflettere il coachee sulle difficoltà incontrate e sui vantaggi che sta costruendo;
  • gli propone stimoli e immagini motivanti che lo aiutino;
  • tiene alta la sua motivazione a continuare sul percorso.

Oggi si parla di coaching manageriale, sportivo, interculturale, life-style, di orientamento, studio, filosofico, etico, vocale, di carriera. E anche relativo a dieta e salute in genere, e altro ancora. Tutti casi in cui un percorso personalizzato e mirato può fare la differenza: aiutando a finalizzare le risorse e sbloccando ostacoli specifici, sperimentando varianti ai comportamenti abituali, intravedendo soluzioni nuove, trovando l’energia per ricominciare da capo.

Di Cristina Volpi

Coach accreditata ICF e EMCC, Founder del magazine CoachingZone, Master di II livello in coaching e comunicazione Strategica. Ha operato per imprese multinazionali e familiari e not-for-profit, in Italia e in svariati paesi Europei, in USA, in Brasile, in India, lavorando con Pirelli, Studio Ambrosetti, Butera & Partners e come libera professionista; attualmente è volontaria con Sodalitas. Ha pubblicato “Leader, storie vere ed inventate di imperatori, manager e capi” Ed. Il Fenicottero; “C’era una volta il capo” Ed. Fendac; “Bilanci e Veleni” e “Banditi in Azienda” Ed. Guerini; “Sconcerto Globale” con Favero, Ziarelli Ed. Apogeo; “No Smoking Company” con Favero, Ziarelli, Ruggeri, Ed. Kowalski.