by Giulia Stazzi

La salute secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è lo “Stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità (OMS-1948)”

In questo senso il lavoro del coaching è più che fondamentale. Spesso la persona è vittima e carnefice di se stessa e la guida, anche solo temporanea, di un coach, permette di vedere la situazione da un punto di vista distaccato e quindi più oggettivo.

 

In Oriente si distinguono 3 tipi fondamentali di terapie:

  • Quella sintomatica, ossia la guerra al sintomo con sistemi fisici chimici, chirurgici, naturali, etc. etc. Questa terapia è la dominante nella nostra epoca, ed è il dominio di chi ha una laurea in Medicina o diplomi a vari livelli. E’ parte del concetto espresso dall’OMS, ma non ne è il fondamento.
  • Quella filosofica, volta a comprendere l’essenza umana nella sua globalità, perché il benessere fisico è spessissimo collegato al benessere mentale, emotivo, sociale. Qui il malato è protagonista assoluto della sua guarigione che coincide giocoforza con la comprensione di se stesso e del suo ruolo in questo viaggio che è la vita. Qui il coach ha funzione importante, come altre figure professionali che agiscono a livello sottile. Di questo livello parliamo qui di seguito.
  • Quella spirituale. Questo è il regno della Fede, quello dei miracoli veri e propri, intesi come collegamento del sé con il Divino, indipendentemente dal nome e dal credo che sia. E’ la medicina che collega corpo, mente e anima, in un percorso strettamente personale. Fino a poco tempo fa era una terapia legata ad una visione religiosa, oggi, con le scoperte della fisica quantistica, è un canale aperto anche per i laici e gli agnostici.
  • La terapia filosofica presuppone una visione d’insieme dell’essere umano. La mente agisce sul corpo e il corpo agisce sulla mente, con canali a corsie contrapposte e complementari.

Eventi traumatici irrisolti, stress, emozioni bloccate, contrasti interiori, possono sfociare con un sintomo fisico. La persona ha la capacità di guarire il sintomo, sciogliendo la causa mentale del problema. In mancanza, nessuna cura fisica sarà realemente efficace, perché la causa permane e noi siamo sottomessi alla legge di causa-effetto.

Allora, che cos’è il sintomo in questa visione? Il sintomo è lo specchio, il segnale che invita al cambiamento, l’indicatore di una nuova fase di vita. Tanto più grave è il sintomo, tanto più grande dovrà essere il cambiamento.

Questo ragionamento si sviluppa anche a livello fisico. In Oriente la medicina vede il sintomo come un blocco del Ch’i, dell’energia vitale, la cui comprensione semplifica notevolmente la gestione autonoma della salute. Gestire autonomamente la propria salute significa essere liberi, senza dipendere da nessuno, significa prevenire i problemi gravi.

 

La funzione principale del coaching, a mio avviso, è proprio quella di dare gli strumenti per rendere la persona libera da vincoli e credenze che impediscono il pieno benessere.

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Il primo strumento importante che diamo qui è la convinzione -del tutto innaturale in Occidente- che siamo tutti esseri perfetti!

Nulla avviene a caso! Sintomi di malattia, difficoltà economiche, crisi relazionali, fallimenti lavorativi, sono i segnali che Dio ci invia per invitarci al cambiamento, un cambiamento che è la persona stessa a volere, ma che trova difficoltà a concretizzare. I problemi diventano cronici (e sempre più fastidiosi) se il cambiamento non viene effettuato.

Di quale cambiamento parliamo?

Cominciamo ad introdurre alcuni concetti base.

Iniziamo con un esempio eclatante: andiamo ad osservare e spiegare la crisi bulimia perfetta.

Succede a molti di vivere questa esperienza, da cui nascono sensi di colpa, difficoltà fisiche e indubbi problemi di linea, un rapporto complicato con il cibo che spesso sfocia nell’anoressia.

Se uno è perfetto, perché diventa bulimico? Che messaggio ci dà la bulimia? Se la bulimia è perfetta, allora va bene essere bulimici?

 

Calma, calma, calma!

Osserviamo ciò che succede e poi rivediamo ciò che è successo con occhi diversi. “Ciò che è accaduto, è accaduto. Tu puoi però cambiare il modo di vederlo”.

Dopo una giornata di lavoro stressante, stancante, siamo a casa. Siamo contratti e stanchi. Magari vogliamo uscire dopo con amici e/o amiche e abbiamo bisogno di energia, di forza.  Qual è il cibo ideale per fare ciò? Quali sono le nostre credenze? Siamo cresciuti con l’idea che le proteine animali sono quelle che danno la forza! Chi non mangia carne è debole!

Questo non è totalmente vero. A volte può esserlo, ma spesso no, se il fegato della persona è già affaticato da un abuso di prodotti animali. Ma il nostro subconscio -o inconscio, o sistema di credenze interiori-  è convinto che sia così! Se uno crede a qualcosa, quel qualcosa per lui/lei è vero. Se crede all’opposto, è vero l’opposto

Allora vediamo il frigorifero… non vogliamo veramente… ma non riusciamo a fermarci!

La mano apre la porta, e inizia il massacro.

Per prima cosa ci ispira l’idea di quel prosciutto che abbiamo visto ieri in TV.

Pensato/ fatto! Giù mezzo chilo di prosciutto con un po’ di pane!  Che potenza! Che libertà! Ma… pochi istanti dopo, sentiamo aumentare la fame e abbiamo anche voglia di fumare. Sappiamo che mangiare troppo non va bene, allora fumiamo. No! Fumare fa male! Pensiamo qualcos’altro: un bel caffè? Pensato-fatto! A posto? No! Siamo stanchi del lavoro, giornata al solito stressante, non è ora di cena, ma ancora c’è fame! Fame! Fame! Vabbè, ci sono 5-6  tramezzini con una bella salsa piccante! E’ quello che ci vuole! Gnam! Gnam Gnam! Ma… qualcosa da bere? No, alcolici no… sì? No? Sì? No? No! Allora che c’è da bere?  Una bella bibita gassata da 1 litro, è quello che ci vuole! Bevuta d’un fiato! Finito? Quasi! E’ rimasto ancora un po’ di spazio nello stomaco… Abbiamo fatto 30, facciamo 31! C’è ancora mezza torta alla frutta che ci guarda sconsolata! “Tu me provochi e io me te magno”! Ahhh, finalmente sazio! Da domani a dieta! Forse…

La serata con gli amici è saltata, evitiamo lo specchio per non romperlo! Perché l’ho fatto? Me tapina/o… Di corsa in bagno, a rigettare il più possibile del fattaccio!

 

Vediamo allora i protagonisti del misfatto che ha portato ad un ulteriore aumento di peso di 2 kg. almeno, a pianti e dolore.

Perché dico che “non sono sbagliati”? Il problema è il peso? No! Per me il problema è “comprensione contro l’ignoranza”, intesa semplicemente come assenza di conoscenza. Dopo che c’è la comprensione, nasce la scelta! Una scelta dettata dal nostro cervello in base ai sogni che vogliamo realizzare, libera, consapevole. In assenza di scelta il corpo decide per noi gettandoci nelle fauci della pubblicità o di qualsiasi agente condizionatore del passato e del presente.

 

Torniamo all’esempio, soffermiamoci su ciò che si è ingurgitato, senza badare ora alla quantità.

Comprendiamo il filo sottile che lega la pazzia realizzata. La comprensione di questo filo ci assolve dal peccato, ci aiuta a gestire meglio noi stessi. La crisi bulimica è colpa di quale cibo?

Accusato n. 1:

Prosciutto (ossia “carne salata”). In Oriente è un  cibo che classifichiamo Yang, con effetti come la contrazione, la concentrazione mentale,  riscaldante, stimolante dell’appetito, composto di grassi, proteine e sale. Questa combinazione (grassi/proteine con il sale) fa si che l’assimilazione del sale sia più veloce dando maggiore volontà e determinazione. Tra i 5 sapori, corrisponde al sapore Salato legato a livello fisico con la coppia di organi “Reni-Vescica”, nonché degli Organi Sessuali. Non sappiamo niente di tutto questo, ma sentiamo dentro di noi che è la scelta giusta, vista l’idea che ci siamo fatti  della serata che segue. Non abbiamo tanta spinta ad uscire ma, dopo la fetta di questo prosciutto, si! Possiamo (potremmo…) uscire!

Per il nostro sistema di credenza questa è la soluzione; ma in realtà, non è l’unica soluzione! Peraltro questa soluzione ha degli effetti collaterali significativi che vanno valutati. Ad ogni azione esiste una reazione!

Il prosciutto è un cibo salato potente e anche estremo per certi versi, proprio per questa sua combinazione di grassi/proteine e sale, che lo rende subito attivo in modo molto aggressivo. Questo crea un picco di contrazione sui reni-organi sessuali che se la persona è in condizione normale, significa effettivamente maggiore forza. Nel contempo però questo salato trattiene i liquidi,  per cui impedisce il corpo di smaltire i liquidi magari assunti nella dura giornata di lavoro; la persona si sente quindi gonfia dopo aver mangiato insaccati! L’intestino si indebolisce e con il tempo non riesce più a smaltire il cibo facilmente. Residui di poltiglia di cibo fermentato nonché di feci inespulse formano quella sensazione di gonfiore sulla pancia  che aumenta enormemente quando poi i liquidi sono   trattenuti nell’organismo. L’insaccato inoltre stimola e con il tempo appesantisce il fegato e inoltre indebolisce il cuore. Proprio a causa di questo indebolimento del cuore, entra in scena il secondo protagonista.

 

Accusato n. 2:

Il caffè. Anche il caffè è nel nostro sistema di credenze  un grande stimolante (il che non vuol dire che non sia vero, ma, come qualsiasi altra credenza non ha valore assoluto). In questo caso, però,  ha un valore aggiunto. Il cuore, indebolito dal prosciutto, manda un messaggio al cervello: Mayday! Mayday! Aiuto! Aiuto!

Poiché, come è noto, il cuore è importante, il cervello lo ascolta con attenzione.   Il cuore non dice “Caffè, please!”. Il cuore chiede semplicemente il suo sapore corrispondente per riprendersi dall’attacco del salato: il sapore amaro! Il cervello potrebbe quindi dare un qualsiasi cibo di sapore amaro per equilibrare la condizione del corpo, che so, un po’ di cicoria, una liquerizia o altro. Ma, ribadisco il concetto, il sistema di credenze della persona in questo caso decide per il caffè. In effetti il caffè è uno stimolante utile anche in vista della serata, migliora la loquacità, siamo pronti ad incontrare gente! Ma… anche il caffè è un tipo di amaro con un forte picco energetico, cui seguirà un picco negativo altrettanto forte. Inoltre ha anche lui i cosiddetti effetti collaterali. In particolare l’amaro colpisce la funzione polmonare, riducendone la funzionalità e, dopo una prima fase di esuberanza, può (sottolineo può!) dare un certo senso di malinconia, tristezza. Se fossimo tutti uguali si potrebbe studiare un sistema di reazione eguale, ma la vita è differenza, ciascuno di noi è differente, per cui tra le miriadi reazioni emotive collegate a cuore e a polmoni, rimane il fatto che i polmoni si sentono attaccati dal caffè!

 

Accusato n. 3:

Il tramezzino con la salsa piccante! Il piccante è il sapore dei polmoni. Con questa mossa il cervello tranquillizza i polmoni. Certo, magari poteva prendere una cipolla, ma, sempre per il suo sistema di credenze, la cipolla potrebbe essere negativa nel contatto con gli altri; quindi questa persona lo esclude, come esclude tanto altro. Finito? Ci siamo equilibrati? No! Il prosciutto è stimolante della fame, abbiamo detto, allora dobbiamo continuare a mangiare. Il tramezzino ha risposto a questa esigenza, ma adesso il piccante ha attaccato il fegato! Ci sentiamo più contenti, il piccante stimola anche le caratteristiche dei reni come volontà, ma senza il fegato, la nostra capacità pratica è limitata; e qui si tratta di uscire con gli amici.

 

Accusato n. 4:

La bevanda gassata. Le bevande gassate dalla Cocacola in giù sono tutte ampiamente acide-acidificanti e iperstimolanti del fegato, come tantissimi altri cibi e bevande in uso nei tempi moderni. Ho messo non a caso, il dubbio con vino, alcolici e superalcolici, tutte altre sostanze acide, poi ho fatto scegliere quella che prima di cena poteva essere accettabile per il sistema di credenze individuali di molti.

A questo punto, questa bomba di sapore acido combinata con il dolce dello zucchero bianco va dritta a colpire milza pancreas-stomaco, un’altra coppia di organi molto importante. Tutto il concetto di equilibrio è legato alle funzioni di questa coppia di organi. Quando viene attaccata dall’acido in maniera potente può creare difficoltà di coordinamento nel corpo, nei pensieri, nella comprensione delle cose, indebolendosi crea atteggiamenti di furbizia, stimola l’uso di bugie, etc. Sto dando degli esempi, poi vedremo le tante possibilità.

 

Accusato n. 5:

Il sapore di milza pancreas è quello dolce. Essendo stata attaccata dal sapore acido eccessivo, abbiamo l’esigenza per chiudere il cerchio, di una bella fetta di torta. Il sapore dolce ha un effetto equilibrante! Non è a caso che si cerca in caso di instabilità emotiva, o per supportare stress. Il nostro sistema di credenze interpreta la richiesta di sapore dolce come torta ad alto valore proteico, ma basterebbe per assurdo una carota, un piatto di riso, o tanto altro.

E’ evidente che la torta, fatta di farina tipo 00, zucchero bianco, latte, uova, lievito chimico, etc. etc., aumenta l’apporto calorico e con tutto il resto… mangiato precedentemente  questa merenda …. non aiuta la linea! E neanche la nostra autostima!

A questo punto la torta, con il suo sapore Dolce estremo, attacca i reni. Il rischio di ricominciare daccapo viene bloccato da un miracoloso bicchiere di acqua che aiuta i reni, ferma la fame, equilibra il corpo.

Questo gioco è una specie di back stage sui nostri comportamenti, scoprendo motori sconosciuti sulla nostra vita quotidiana. Motori che normalmente guidiamo noi, ma che, in assenza di una nostra coscienza, guidano loro, in maniera invisibile, i fili delle nostre azioni.

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La crisi bulimica è figlia dei tempi moderni, in contesti lontani dalla natura.

La natura ha tempi lunghi, l’uomo cittadino moderno ha tempi accelerati.

Riacquisire il nostro tempo significa riacquistare la nostra autonomia, la nostra libertà.

Noi abbiamo veramente bisogno di quei sapori fondanti il nostro organismo. Salato, amaro, piccante, acido e dolce, devono essere acquisiti tutti quanti! I tempi di questa acquisizione determinano l’armonia o la disarmonia del nostro essere. In questo esempio i tempi sono troppo accelerati e disarmonici.

Esserne consapevoli ci permette di essere protagonisti positivi della nostra vita. IL rifiuto del cibo conseguente all’attacco bulimico è il rifiuto dei nostri bisogni. Ci sono certamente fattori emotivi, mentali e spirituali che sono causa della bulimia. Un primo passo importante è comprendere che non siamo sbagliati! E’ sbagliata la comprensione del messaggio del corpo, facciamo fatica ad ascoltarci serenamente. E’ una situazione di contrasto che intende insegnarci qualcosa.

Autostima, autocontrollo, rispetto di se stessi, amore per se stessi, passano attraverso la conoscenza di sé. Le credenze limitanti del “non merito”, “non valgo”, “devo punirmi per chissachecosa”, vanno superate ricomponendo il nostro essere, ritornando ad essere Uno, composto di corpo, mente, emozioni, spirito, armonicamente collegati tra loro, e in una fase successiva, comprendere il nostro collegamente con tutto l’Universo!.

 

Il modo di ricomporre è cambiare ciò che non piace e abbracciare ciò che ci rende felici.

Il dolore iniziale del cambiamento va affrontato con gioia: si sta andando verso la nostra realizzazione interiore, verso la felicità.

Utilizzare tecniche come lo yoga, la meditazione, e altre, è fondamentale per l’uomo moderno, così come il riprendere il contatto con la Natura, il più possibile.

Ciascuno di noi ha il potere di creare il proprio mondo.

E’ tempo di diventare una consapevole particella di Dio!

 

Nel prossimo articolo parlerò di cibo collegato a sintomi fisici e mentali.

 

Foto by Giulia Stazzi

Di Mauro Garbuglia

Si occupa della relazione fra cibo, sviluppo personale e salute: con una formazione nelle aree della macrobiotica, della medicina naturale, del veganesimo, del vegetarianesimo e della teoria delle 5 Trasformazioni. Vive a Macerata, dove ha fondato Edizioni Nisroch e l’Associazione Cibo e Benessere, da dove svolge un’attività di divulgazione tramite conferenze e convegni con l’obiettivo di promuovere l’idea e gli strumenti di una cultura universale basata sulla Gnosi (Conoscenza) per essere persone libere. Nel 2019 ha pubblicato il libro "Dentro la Psico-setta macrobiotica" (Edizioni Nisroch). Vedi anche: www.edizioninisroch.it.