«A metà strada tra ciò che non si comprende ed il luogo comune si colloca la metafora, la quale è uno dei maggiori fenomeni produttori di conoscenza» (Aristotele)

Nel momento in cui l’artista decide di creare un’opera – sia artistica che architettonica, sia antica che contemporanea – narra le sue emozioni, narra le sue idee, narra se stesso. Queste narrazioni fanno parte del vissuto dell’artista, ma allo stesso tempo divengono comuni a chi le osserva. Vi è sempre un dettaglio narrativo in comune con lo spettatore, un dettaglio che richiama la sua attenzione e che genera una specie di empatia con l’opera, permettendo l’inizio di un dialogo.

Cristina Volpi ha individuato in queste peculiarità una nuova metodologia di coaching, dando l’opportunità al coachee di osservare l’opera, capire le azioni e i ruoli dei personaggi rappresentati e di identificarsi con alcuni di essi; riflettere sul proprio ruolo in azienda e su quello personale. Aggiungo a questo stimolo iniziale altre considerazioni e approfondimenti, e le applico qui ad un’opera di particolare ricchezza.

L’affresco chiamato La scuola di Atene di Raffaello Sanzio rappresenta in un’unica grande immagine le diverse origini del pensiero occidentale. Platone indica il mondo delle idee, mentre Aristotele indica la realtà concreta. A sinistra è rappresentato l’uomo che legge, che è alla ricerca di risposte; a destra è presente Euclide che dimostra le teorie matematiche a chi lo ascolta. Ritornando sulla parte sinistra, appena sotto la grande arcata, ci sono i sofisti, gli illusionisti della parola, gli ingannatori che vendevano la verità, allontanati dal gruppo centrale dell’opera. Quest’affresco racconta i continui scontri di pensiero che si sono succeduti nella storia della filosofia e della società occidentale. Nonostante ciò, la società moderna fa tesoro di queste lacerazioni e prova a costruire un futuro comune. All’interno dell’organizzazione convivono differenti pensieri, talvolta si scontrano, altre volte raggiungono un punto d’incontro e un obiettivo comune, come la mission aziendale.

Fra i molti stimoli, suggerisco:

  • Nel percorso di coaching, l’osservatore di quest’affresco in quale personaggio si riconosce?
  • Dove si colloca all’interno della composizione?
  • Sarebbe intento a conversare? ad ascoltare? oppure a disegnare e spiegare?
  • Si sente come i sofisti, o allontanato da tutti? o integrato un piccolo gruppo? o come Diogene, solo in mezzo alla scena?
  • In quanto leader, si vedrebbe nel ruolo dei due principali filosofi, al centro della scena, oppure in una delle figure laterali?
  • La suddivisione in piccoli gruppi rievoca le diverse aree aziendali?
  • La scena è dominata dalle statue di Apollo -a sinistra di chi guarda- e Minerva, a destra; se fossero le divinità aziendali, chi sarebbero?
  • Se l’architettura del contesto rappresenta l’azienda, che cosa metterebbe nella prospettiva di fondo?
  • La luce diffusa che illumina la scena, a che cosa rimanda in termini di cultura aziendale? e le ombre?

Questa suggestione è particolarmente efficace portando le persone -in gruppo o da sole- davanti all’opera stessa, cosa possibile ovviamente a Roma; ma anche Milano dove è esposto il cartone preparatorio. In alternativa si può proiettare l’immagine su uno schermo.

Di Veronica Morleo

Laureata in Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane con la tesi in Educazione degli Adulti, dal titolo “Città, architetture, aziende: quali metafore?”. Il progetto di ricerca è nato in seguito alla collaborazione con la società Gruppo Prospecta durante il suo tirocinio curriculare, svolgendo attività di progettazione e formazione alle aziende.