Rispondere pubblicamente a un elenco di domande personali era un gioco di società in voga in Inghilterra e in Francia alla fine dell’8oo. Come giocare a carte o rappresentare delle sciarade.
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Pubblicamente vuole dire davanti ai conoscenti in una serata elegante, oppure scambiandosi confidenze per lettera, svelando qualcosa di sé e contemporaneamente costruendo il proprio personaggio.
Antoinette Faure stilò questo elenco di 16 domande a cui Marcel Proust rispose quando era ragazzo. L’elenco è noto come questionario di Proust perché lui divenne famoso come scrittore, mentre Antoinette Faure è conosciuta solo perché suo padre divenne poi Presidente della Repubblica Francese.
Ecco le domande.
- Il tratto principale del tuo carattere?
- Qual è la qualità che apprezzi di più in un uomo/donna?
- Cosa apprezzi di più dei tuoi amici?
- Il tuo peggior difetto?
- Il tuo passatempo preferito?
- Cosa sogni per la tua felicità?
- Quale sarebbe la tua più grande disgrazia?
- Cosa vorresti essere?
- In quale paese vorresti vivere?
- Qual è il tuo colore/fiore/uccello preferito?
- Quali sono i tuoi scrittori/poeti/musicisti/pittori preferiti?
- Chi sono i tuoi eroi/eroine (reali o letterari)?
- Come vorresti morire?
- Come ti senti adesso?
- Di cosa ti senti in colpa?
- Il motto della tua vita.
L’elenco -dato il contesto in cui è nato- non parla di lavoro o aspirazioni professionali o attenzioni sociali, ma può ancora essere un punto di partenza da coaching o self-coaching. Viene spesso usato come spunto per lo story-telling, quindi la funzione con cui è nato. Ma, attenzione!

- oggi queste domande sono leggere e garbate, quel tanto personali da permettere di parlare di sé e quel tanto generiche da poter rispondere con una battuta o anche una finzione
- all’epoca le domande erano percepite come intime, molto personali, e rispondere significava svelarsi e accettare di essere in imbarazzo.
