Le parole coach, coaching, cominciano a essere abusate, e utilizzate anche a sproposito.

Proviamo a fare chiarezza su che cosa, nel mondo delle relazioni di supporto uno-uno, non è coaching. Pur essendo possibile che funzioni, sia utile, faccia riferimento a discipline consolidate.

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Il prof che dà ripetizioni private, e che ti aiuta a fare i compiti a casa per fare poi bella figura a scuola (= con il capo)

Perché quello che succede nel lavoro è diverso dalla versione di latino o dall’esercizio di trigonometria: nessuno, nemmeno un prof, ha la soluzione corretta e inattaccabile che sarà considerata giusta. La relazione “tu mi dai e io ricevo, tu mi dici e io ascolto” non aiuta a migliorare le capacità, ma solo le nozioni.

L’esperto di management o di vita aziendale, con cui ti hanno suggerito di fare una chiacchierata per ricevere utili consigli

Cioè una passeggiatina senza impegno, come fare un giro nel centro commerciale appena aperto per vedere che c’è di nuovo, o come scambiare due parole con l’istruttore di palestra ma senza avvicinarsi a un attrezzo.

Il coaching non è solo guardare e ascoltare; la parte importante è imparare, modificarsi, mettersi alla prova.

Lo psicoterapeuta che aiuta ad affrontare l’impatto emotivo ed esistenziale di situazioni difficili

Parliamo di un lutto o un cambiamento di stato, o una incapacità che affonda l’origine nel passato e nelle relazioni primarie della persona.

Il coach non è un terapeuta, non ne ha le competenze, non ha fatto studi che gli consentono di incidere su traumi, dolori, distorsioni, emozioni radicate e di gestire consapevolmente le conseguenze di affrontare questi temi.

Il counselor che ti guarda a tutto tondo, al di là del problema specifico che gli hai portato

Il coach che segue le indicazioni delle principali associazioni di settore ha con il suo coachee un rapporto contrattuale preciso, anche alla lettera: ci si focalizza su un obiettivo, e una volta raggiunto possiamo aprire un nuovo contratto relativo a un nuovo obiettivo, e poi magari un terzo ancora. Ma con il focus sempre su un obiettivo specifico, il più possibile concreto e misurabile.

Un amico che ti aiuta con il buon senso

Il buon senso, il senso comune, difficilmente è la chiave che consente di fare un salto, guardare dove ti trovi da una prospettiva diversa. Più probabilmente ti consolida nelle scelte abituali, ti mantiene all’interno del tuo perimetro consueto, ti dice quello che avevi voglia di sentirti dire.

Un amico che ti accoglie quando sei in difficoltà

Un amico prezioso, che non scappa quando sei in difficoltà, proprio per questo esita a dirti cose sgradevoli, o a farti da specchio dove può fare male. Può non avere l’energia o la capacità di stimolarti a rilanciare, a guardare fuori, può sovrapporre i suoi problemi ai tuoi, o suggerirti soluzioni che hanno avuto valore per lui ma non ne avranno per te.

Il tecnico che ha la soluzione chiavi-in-mano per uno specifico tema o incidente

 Che sia la riunione di budget con i capi che arrivano dalla Germania o l’incidente avvenuto sul cantiere, effettivamente un supporto professionale è utile, ed è importante che sia tempestivo e mirato. Ma non lo offre il coach: occorre la consulenza specifica, meglio ancora se unita a skill di comunicazione, negli esempi fatti qui.

L’equivalente in HR del green washing del business

Quello che una volta era l’uso velleitario della formazione “facciamogli fare un corso, e alla fine si spera che lavoreranno come c’è bisogno che facciano”, ovvero la formazione (degli altri, non di me) come (pseudo)soluzione del problema che invece sta nell’organizzazione, nel sistema premiante, nelle scelte di business.

Nemmeno il migliore dei coach fa nascere nelle persone competenze lontane dalla loro preparazione o indole, e quindi può risultare una spesa inutile invece di un investimento.

La bacchetta magica

Quella la vorremmo avere tutti, ma anche nelle favole il suo uso ha controindicazioni…

Per finire, dopo aver detto tutto quello che il coaching non è,  rimandiamo al post “cosa è il coaching” e ricordiamo qualche autorevole definizione di coaching e delle due discipline più vicine:

  • Coaching è: “Liberare il potenziale di una persona per massimizzare la sua performance, aiutando ad apprendere anziché insegnando” (Tim Gallwey, Harvard)
  • Mentoring è: una metodologia di formazione che fa riferimento a una relazione uno a uno, tra un soggetto con più esperienza (senior, mentor) e uno con meno esperienza (junior, mentee), al fine di far sviluppare a quest’ultimo delle competenze. (Wikipedia)
  • Empowerment è: insieme di azioni e interventi mirati a rafforzare il potere di scelta degli individui e ad aumentarne poteri e responsabilità, migliorandone le competenze e le conoscenze. (Treccani)