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Dimmi che network hai, e ti dirò che professionista sei: tra le attività che ogni buon manager (e ogni professionista) deve saper svolgere, e che sono spesso oggetto di attenzione da parte dei coach, c’è sicuramente la capacità di networking.

Tanto per non abusare della lingua inglese, avendo invece a disposizione quella di Dante, diciamo subito che con la parola networking  intendiamo la capacità di creare una rete di relazioni professionali informali che si mantengono nel tempo e che si basano sulla fiducia reciproca. Quanto sia importante, soprattutto oggi, questa pratica, è inutile sottolinearlo. Vale invece la pena comprendere quanto spesso i manager non siano adeguatamente efficaci nel perseguire l’obiettivo di un buon networking. Alcuni credono infatti che sia sufficiente avere rapporti con altri colleghi, ma avere un buon “network” richiede in realtà qualcosa di più.

 

Tre sono i principali errori da evitare:

  • Coltivare rapporti e relazioni solamente con persone simili a noi (per stile manageriale/relazionale, competenze, tipo di lavoro, età, nazionalità ecc.).
  • Attivare relazioni solamente con persone che ci sono vicine e con cui già interagiamo quotidianamente (per intendersi, il collega dell’ufficio accanto o dello stesso piano).
  • Stabilire relazioni nuove solamente attraverso persone che già conosciamo.

Si tratta di errori molto comuni in quanto tipici della natura umana. Cosa possiamo fare, allora, di diverso,  per migliorare il nostro network?

Uscire di tanto in tanto dalla nostra zona di comfort per dare maggiore valore aggiunto alla nostra rete di relazioni (si parla di un vero e proprio capitale sociale).

In caso contrario, il rischio di un network chiuso in se stesso e poco stimolante (rispetto a temi sfidanti quali ad esempio l’innovazione) è estremamente reale. In concreto, dobbiamo iniziare a stabilire relazioni anche con persone di altri contesti (direzioni aziendali diverse dalla nostra, aziende differenti…). Un esempio? Proviamo ad andare a pranzo con i colleghi del piano di sopra anziché con i vicini d’ufficio. La scusa, la buona ragione per farlo potrebbe essere fornita ad esempio da un progetto in comune. Va ricercata l’occasione giusta, altrimenti la nostra richiesta potrebbe essere male interpretata. L’occasione migliore è certamente quella in cui possiamo essere di aiuto ad un altro team. In questo caso è fondamentale essere generosi, investire nella cosiddetta banca della buona volontà:  offrire, in altri termini, un aiuto rispetto ad un bisogno reale. Anche la Direzione aziendale può favorire queste occasioni di network attraverso specifiche pratiche di job rotation  o almeno di scambi temporanei di personale tra settori diversi che collaborano alla realizzazione di uno stesso processo aziendale, ovvero di affiancamenti a personale delle linee di business da parte del personale delle staff ecc. Anche i social media  possono essere di aiuto, piuttosto che la partecipazione a convegni o la collaborazione con università o centri di ricerca.

All’inizio questa nuova pratica potrebbe risultare faticosa ed il pensiero killer  da sconfiggere è: “sto perdendo tempo”.  In realtà non è quasi mai così ed anzi l’investimento in tempo ed energie viene spessissimo ripagato con buoni interessi. Un ottimo motivo per sperimentarsi e rimettersi in gioco!

 

Photo by Duy Pham

Di Attilio Leoni

Opera attualmente come manager in ambito commerciale presso l'Azienda Trasporti Milanesi Spa dopo aver maturato una lunga esperienza come responsabile della formazione e più di recente nelle Operations. In precedenza è stato responsabile della selezione e dello sviluppo, si è occupato di gestione del personale e di comunicazione interna. Ha curato nel 2015 con M.E. Salati la pubblicazione del libro "Neuroscienze e Management" e nel 2021 del libro "Neuroscienze e sviluppo (del) personale", scrive inoltre articoli di management su periodici e siti online. In collaborazione con l'Istituto Francese di Archeologia Orientale del Cairo e con l'Università Statale di Milano ha svolto attività di archeologo e papirologo.