La motivazione è un tema che da sempre suscita nella scienza un’enorme interesse: dagli studi darwiniani sull’origine delle specie e alla selezione naturale fino alle primissime dimostrazioni nell’ambito della psicologia cognitiva della metà del novecento.

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La motivazione rappresenta un’eterna ricerca sul perché esista, sul come si manifesti, quali siano i fattori psico-socio fisiologici che la determinano e quali siano le influenze dell’ambiente che la condizionano e, infine, cosa e come si possa mantenere costante nel tempo e incrementare.

Dal punto di vista psicologico, una possibile definizione è quella della spinta vitale: la motivazione è l’energia che caratterizza il nostro finalismo causale, il raggiungimento della meta, anche inconsapevole.

I nostri compiti vitali si esprimono attraverso la motivazione; nella nostra vita personale e sociale e lavorativa, ciò che facciamo e non facciamo, le decisioni, i comportamenti.

Un testo piuttosto recente è stato dedicato a questa dinamica: <Drive> di Daniel Pink (2022 edizione italiana). L’autore ha scritto un’antologia estesa e approfondita sul tema della motivazione dai primi esperimenti scientifici alla nostra attuale realtà sociale.

Nel testo sono stati descritti gli studi di Harlow e Deci, condotti tra gli anni 50 e 70.

La motivazione intrinseca

Cosa hanno osservato i due scienziati? Innanzitutto Harlow, che studiava anche il mondo animale, ha dimostrato l’esistenza della motivazione intrinseca: dando ad alcune scimmie un semplice gioco di logica da risolvere, loro, incuriosite, lo risolvevano e continuavano a giocare perché si divertivano, senza alcun altro tipo di rinforzo.

Ecco la prima dimostrazione dell’esistenza di un tipo di motivazione strettamente personale e non influenzata dalla fisiologia né dalle ricompense ambientali.

Deci, vent’anni dopo la scoperta di Harlow, ha voluto dimostrare l’effetto della motivazione intrinseca anche negli esseri umani e perciò, attraverso un laboratorio accademico, ha dimostrato l’esistenza di questa motivazione nelle persone e anche ciò che può condizionarla.

Il primo esperimento sulla motivazione intrinseca nelle persone

In un’università americana chiese a 2 gruppi di studenti di trascorrere 3 gg a costruire alcune forme con i 7 pezzi del cubo di soma:

  • Per il gruppo A, gli studenti dovevano svolgere il compito;
  • per il gruppo B, sperimentale, stessa condizione, con l’aggiunta di una ricompensa in denaro: durante il 2 gg di test per ogni costruzione avrebbero ricevuto 1 dollaro.

Che cosa accadde?

Alla fine del setting il gruppo A aveva dimostrato più costanza, meno distrazione e più qualità nelle creazioni che il gruppo B. Perché?

Perché l’aver attribuito 1 dollaro il 2° giorno aveva perturbato la performance degli studenti: in pratica la motivazione estrinseca (1 dollaro) aveva sovrascritto quella intrinseca: l’esecuzione del compito era associata alla ricompensa; il gruppo A non aveva subito nessun calo di interesse perché non aveva ricevuto nessun elemento di rinforzo.

Anche in questo caso si è dimostrato l’esistenza della motivazione intrinseca e anche quanto può essere condizionata da quella estrinseca.

Il nostro esperimento aziendale sulla motivazione intrinseca

In azienda abbiamo provato a replicare questo esperimento adattandolo alla formazione relazionale; a partire dal 2023 abbiamo testato almeno un centinaio di persone in ambito HR e in ambito operativo.

Nella formazione relazionale dedicata al tema delle Motivazione abbiamo coinvolto i partecipanti nella simulazione dell’esperimento condotto da Deci.

Abbiamo suddiviso le persone in 2 gruppi: Gruppo A (di controllo) e gruppo B (sperimentale) chiedendo a ciascun gruppo di creare delle forme riconoscibili utilizzando solo i 7 pezzi del cubo di soma per 5 set con un tempo massimo per ogni set di 5 minuti (tutto l’esperimento è durato circa 25 minuti).

Al gruppo di controllo (A) non è mai stato dato alcun rinforzo e lo sperimentatore non è mai intervenuto in nessun set; al gruppo sperimentale (B), invece, se svolgeva il compito correttamente, veniva assegnato un gettone (era previsto un massimo 2 gettoni che erano assegnati al 3° e al 4°set).

Comparando i risultati raccolti, il Gruppo A ha sempre realizzato il compito diminuendo, generalmente, il tempo di esecuzione, talvolta anche creando più figure rispetto alla richiesta della consegna.

Il gruppo B, dopo aver ricevuto i gettoni, non ha realizzato la figura oppure ha aumentato progressivamente il tempo di esecuzione del compito.

Ecco in dettaglio gli ultimi risultati acquisiti:

1 Setting sperimentale:

Gruppo A (di controllo) 1°set 3 min. e 30 sec.- 5° set 57 sec. con tutte le 5 forme svolte (anche 1 in più a esperimento terminato);

Gruppo B (sperimentale) 1°set 1 min e 27 sec.-  5°set 2.26 sec (non hanno fatto nessuna forma al 2° set e hanno ricevuto una ricompensa al 3°set).

2 Setting Sperimentale:

Gruppo A (di controllo) 1°set 3 min e 60 sec.-5°set 4 min e 20 sec. con tutte le 5 forme svolte.

Gruppo B (sperimentale) 1°set 1 min. e 7 sec-5° set 2 min e 4 sec ( senza riuscire a fare una forma al 3°set e con ricompensa al 4°set)

3 Setting Sperimentale:

Gruppo A (di controllo) 1°set 4 min e 20 sec.-5°set 2 min e 30 sec.

Gruppo B (sperimentale) 1°set 2 min e 16 sec-5°set 4 min 3 30 sec. con 2 ricompense date.

La motivazione intrinseca in azienda

Lo studio di Harlow e Deci risulta così confermato: tutti i gruppi A (di controllo) hanno svolto una performance migliore: tutte le forme, in meno tempo e senza ricompensa; il gruppo B (sperimentale) anche ricevendo una/due ricompense non ha svolto tutte le forme ed ha aumentato il tempo di esecuzione.

Quindi come fare per evitare che nello svolgimento della propria professionalità e della sua sacrosanta retribuzione si manifestino questi effetti collaterali?

Un possibile antidoto ce lo propone un altro studioso interessato alla motivazione, Mihály Csíkszentmihály, lo scienziato conosciuto per il costrutto psicologico del Flow.

Lo studioso descrive lo stato del flow come una pienezza consapevole,  in sintesi quella capacità di creare sfide che possano stimolare le capacità e incrementarle in modo proporzionale.

A ciascuno di noi è quindi assegnata la responsabilità e la possibilità di riequilibrare sempre questa combinazione: sfide e capacità che seguono un tracciato parallelo e incrementale.

Riflessioni sulla propria motivazione

Di seguito vorrei proporre perciò delle possibili domande per un’autoriflessione sulla nostra motivazione, le sue origini e il suo sviluppo:

  • pensa a ciò che ti motiva in ambito personale, sociale e lavorativo;
  • cosa ostacola l’esercizio continuo e costante delle tue attività motivanti?
  • quale sfida potrebbe stimolarti per aumentare la motivazione nei tuoi compiti vitali?
  • quale tipo di capacità è una condizione necessaria affinchè tu possa metterti alla prova nella tua sfida motivante?
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Di Sara Di Giamberardino

Psicologa psicoterapeuta adleriana, lavora presso ATM di Milano dal 2005 nella Direzione Formazione Selezione Sviluppo e Organizzazione. Si occupa in particolare di progettare ed erogare interventi di formazione relazionale/ manageriale e di selezione delle figure professionali ricercate per i diversi ruoli aziendali. Collabora come volontaria con Dimensione Animale di Rho.