Inizia con questo post la collaborazione di Marisa Muzio con CoachingZone.

Lo studio delle relazioni tra attività fisica e qualità della vita rappresenta una delle aree di maggiore interesse per diverse discipline psicologiche, dalla psicologia della salute a quella applicata allo sport, fino alla psicologia del ciclo di vita e naturalmente al lavoro.

 

Riflettevo proprio su questi temi, quando nei giorni scorsi sono stata chiamata in causa dalla Gazzetta dello Sport.

gazzetta

La domanda era chiara: Cosa è scattata nella testa di Valentino? Colpevole, o vittima di Marc Marquez? Le mie parole- come di consueto- molto caute. Di sicuro gli argomenti in gioco sono davvero tanti. “….Non conosco personalmente Valentino Rossi. Ho rivisto nell’episodio incriminato  molte situazioni vissute in questi anni accanto ad atleti di alto livello. In questi casi, entrano in gioco il  forte logoramento  pre-gara, la pressione delle aspettative proprie e dell’ambiente, la consapevolezza di non poter sbagliare. Una condizione di stress molto di elevato, che da adrenalina positiva  può  determinare  perdita di lucidità. In questi  casi, noi psicologi parliamo di chocking: un attimo di totale annebbiamento, mancanza di controllo.”

 

La cornice teorica, nella quale mi muovo da anni – Positive Psychology– pur prendendo in esame una situazione di forte tensione, forse di malessere, come quella che stanno vivendo i due piloti, infatti, tende a porre l’accento sul binomio benessere e miglioramento della prestazione: una virata culturale significativa della psicologia del lavoro.

Non più solo orientata al disagio.

Una psicologia che si pone l’obiettivo di supportare i gruppi e i singoli nel raggiungere il flow – stato di grazia, momento magico- in cui si massimizzano, dunque, benessere, prestazione e utilizzo delle competenze. Dove il manager e l’atleta affrontano situazioni che hanno moltissimi punti in comune, sia sul piano della tensione verso l’obiettivo, sia sul rischio di perdere lucidità.

 

Un personale equilibrio win-win. Il flow è il frutto di una complessa sinergia di fattori multidimensionali temporanei. In quanto tali possono essere acquisiti: un percorso di training mentale mentale modifica atteggiamenti, insegna e, successivamente allena un atleta, o un manager al raggiungimento del funzionamento ottimale.

Il tutto può essere modulato a livello di individuo e di gruppo, dove la performance attesa riguarda la squadra. Si tratta di trovare la strada, la tecnica, i tempi, gli esercizi, con un puntuale percorso di coaching.

 

Di Marisa Muzio

Marisa Muzio, che da atleta ha fatto parte della nazionale di nuoto, è psicologa e docente universitaria. Ha messo insieme tutto ciò focalizzandosi sulla psicologia dello sport e sul coaching ad atleti e manager nella ricerca della performance ottimale. Colloca queste tematiche nella cornice teorica della Positive Psychology, dove ha particolare rilevanza il concetto di flow. Autrice di numerose pubblicazioni, ha curato nel 2012 - con Giuseppe Riva e Luca Argenton – “Flow, benessere e prestazione eccellente. Dai modelli Teorici alle applicazioni nello sport e in azienda” (Franco Angeli Editore). Per Red Boroli ha scritto con Sergio Meda la versione divulgativa dal titolo “Trenta sport per raggiungere il tuo flow”.