Che strumento usi per svuotare la mente, per concentrarti?

La Presenza, intesa come la capacità di vivere il qui ed ora, è un tema che ti interessa e vuoi approfondire?

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Ti offro un semplicissimo tool che a me ha dato tanto. Semplice come mangiare una caramella.

Hai presente le Polo? Il buco con la menta intorno?

Le persone si possono dividere in due categorie: quelle che mordono la polo distruggendola e quelle che giocano col buco.

Le persone che giocano col buco possono, a loro volta, essere suddivise tra quelle che si focalizzano sulla Polo che diminuisce e quelle che si focalizzano sul buco che si allarga.Tu a quale gruppo appartieni?

Quello che ti offro è un esercizio semplicissimo che ho imparato da Sue Lickorish a Texel 1 (NL) durante il convegno Solworld del 2009.

Da allora è diventato il mio strumento preferito per centrarmi, per svuotare la mente ogni volta che aspiro ad essere più creativo, prima di scrivere un articolo, prima della mia pratica riflessiva, prima di una sessione di coaching o supervisione o dopo una sessione particolarmente impegnativa.

Ne ho fatto anche uno strumento per aiutare gli allievi dei miei corsi per sviluppare la Presenza.

Al supermercato dove trovo i pacchetti da tre tubetti, sono conosciuto come quello delle Polo. Diversi anni fa avevo comprato poche cose e 20 pacchetti da tre tubetti di Polo per un seminario che avrei tenuto nel weekend. Arrivato alla cassa, immerso nei pensieri dei preparativi del seminario, quando la cassiera mi chiese, ironica, se mi piacessero le Polo io me ne uscii con un: “no, in effetti sono più interessato al buco!”

La cassiera rimase interdetta dalla mia risposta, puoi immaginare la sua espressione. Mi svegliai dalla mia trance e le spiegai che era il mio modo per centrarmi e le regalai un tubetto di Polo per farle provare in prima persona.

Concentrandosi sul buco che si allarga la mente si sposta verso un processo di espansione piuttosto che di diminuzione.

Mano a mano che lo spazio diventa sempre più grande, anche il mio spazio interno diventa sempre più grande ed io sempre più vuoto.

Con la lingua percepiamo a fragilità dello strato sempre più sottile della Polo e, stando attenti a non romperlo, diventiamo più delicata nei movimenti. Nella fase finale, quando lo strato di Polo è finissimo e la dimensione di vuoto è più grande, la lingua quasi non si muove.

Quante volte hai potuto notare come il silenzio ha reso quello spazio vuoto talmente denso da renderlo quasi palpabile?

Questo allenamento ad usare la lingua con delicatezza porta a prestare attenzione alle parole che usiamo durante le sessioni, nei nostri articoli o dialoghi stando attenti alla fragilità delle persone con cui parliamo.

In estrema sintesi il risultato più grande per me è lo spazio vuoto interno che si crea. Tutto in una piccola breve meditazione, io in media ci metto 5 minuti.

 

Articolo già pubblicato su LinkedIn il 19/6/22

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Di Marco Matera

Business Coach, Supervisor, speaker e trainer internazionale, membro CD di EMCC Italia ed Assessor EMCC Global Supervisore e trainer della scuola di Supervisione di Ingegneria relazionale di cui è cofondatore, referente italiana per Bluesky International, Marco è un coach qualificato EIA Senior Practitioner, formatore e supervisore qualificato ESIA, trainer internazionale ed esperto riconosciuto internazionalmente nell’approccio Solution Focus e nell’approccio sistemico. Con vent’anni di esperienza nel coaching individuale, nella facilitazione di team e nella supervisione ha un focus particolare sul miglioramento delle dinamiche relazionali e sull’aumento dell’efficacia personale e collettiva integrando riflessione profonda, praticità ed empatia.