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Si sente dire che il ruolo dell’insegnante, del medico, del giornalista, del sindacalista, del negoziante, del dirigente intermedio, ecc. è stato messo in discussione dalla crisi economica; che avrebbe costretto ad accorciare le distanze fra base e vertice, a velocizzare rinunciando alla riflessione. Che ha portato a dare una connotazione negativa alla parola intermediazione,  quasi fosse sinonimo di furto di valore, furto di rappresentatività.

Credo invece che la voglia di accesso immediato alla conoscenza, al mercato, alla politica sia il risultato dell’illusione della globalizzazione dell’accesso all’informazione. Insomma, dall’effetto internet. Che fa credere di capire la malattia senza bisogno di andare dal medico, di indirizzare un investimento senza ricorrere allo specialista, di capire una disciplina senza il supporto del maestro, di valutare un prodotto senza chiedere un consiglio, di partecipare alla cosa pubblica senza aggregarsi, di fare democrazia senza dibattere.

 

Credo invece che, al di là dell’ideologia e della fede politica di ciascuno sia invece necessario dotarsi di strumenti per informarsi e capire, per valutare e fare proprio oltre che assistere, per stare consapevolmente in un mondo sempre più complesso e frammentato.

 

Credo anche che tutto questo impatti in modo particolare su tutti noi che abbiamo abitato -lavorativamente parlando- proprio questa fascia intermedia, che qui voglio chiamare in between.  Abbiamo analizzato mercati per suggerire vantaggi commerciali, progettato organizzazioni o abitazioni per favorire la qualità della vita, insegnato cercando di trasmettere metodi e non solo nozioni, tradotto in prodotti desideri di appartenenza, fatto politica senza farne spettacolo, e così via.

Noi che, in sintesi, avevamo appreso un metodo per leggere i fenomeni e siamo stati abituati a usarlo per condividere e agire/far agire, e invece ci sentiamo privati della possibilità di dire la nostra, di mettere in pratica principi istituzionali di libertà e uguaglianza dei cittadini.

 

Mi fa piacere partecipare a distanza, con questa riflessione, al workshop che l’Academia dei Rinnovati ha organizzato ad Asolo sul tema della qualità della democrazia  con i prof Marianella Sclavi e Marco Almagisti, con il coordinamento di Vittorio Zaglia. Aprile 2019. Per ricominciare a interrogarsi, acquisire informazioni di valore, riprovare a inserirsi. Godere pienamente del far parte di quel 4,5% della popolazione mondiale che vive in piena democrazia, e ricordando che il 43,2% vive in situazioni idi democrazia imperfetta, e i rimanenti. vero più del 50% ha a che fare con governi autoritari o ibridi.

Di Cristina Volpi

Coach accreditata ICF e EMCC, Founder del magazine CoachingZone, Master di II livello in coaching e comunicazione Strategica. Ha operato per imprese multinazionali e familiari e not-for-profit, in Italia e in svariati paesi Europei, in USA, in Brasile, in India, lavorando con Pirelli, Studio Ambrosetti, Butera & Partners e come libera professionista; attualmente è volontaria con Sodalitas. Ha pubblicato “Leader, storie vere ed inventate di imperatori, manager e capi” Ed. Il Fenicottero; “C’era una volta il capo” Ed. Fendac; “Bilanci e Veleni” e “Banditi in Azienda” Ed. Guerini; “Sconcerto Globale” con Favero, Ziarelli Ed. Apogeo; “No Smoking Company” con Favero, Ziarelli, Ruggeri, Ed. Kowalski.