Giovanna era venuta da me all’inizio dell’anno, incerta se cambiare lavoro o no. Aveva accettato la nuova proposta, ed è soddisfatta della scelta.

27 anni che adesso sono quasi 28, la laurea in matematica che ormai è arricchita da una buona esperienza sui modelli matematici attraverso il primo e poi il secondo lavoro. E’ lì da pochi mesi, troppo presto per cambiare di nuovo. Oppure no? Il motivo per cui è tornata da me è che è arrivata una proposta interessante: perché viene da un Gruppo farmaceutico prestigioso, e perché le offrirebbero quella responsabilità e autonomia che lei pensava di conquistarsi solo fra un paio di anni. Insomma, un’offerta irresistibile. Talmente irresistibile da mettere ansia, timore di non farcela, di andare al di sopra delle proprie possibilità, di fare uno scivolone rovinoso.

Come succede sempre, di dove è sa molte cose, mentre ne sa pochissime dell’azienda nuova. Promesse, ce ne sono da entrambe le parti.

Come aiutarla a decidere?

Abbiamo fatto il gioco dello scenario peggiore. Cioè le ho chiesto di raccontare con il massimo dei dettagli che cosa può succedere se accetta la nuova proposta e fallisce. Fino ad immedesimarsi nella fantasia più catastrofica per lei. Che è risultata essere la seguente: nel giro di pochi mesi, passati con grande affanno a lavorare 12 ore al giorno, cercando di capire che cosa si vuole da lei e farlo al meglio, i suoi capi si accorgono che lei è inadeguata, incapace di dare le risposte attese, rigida nel comunicare con i nuovi colleghi, inadatta a coordinare le persone che fanno riferimento a lei. Approfittano del periodo di prova per mandarla via. Lei si ritrova senza stipendio e con il curriculum che descrive una ragazzetta inaffidabile che cambia lavoro come fosse un paio di scarpe.

E allora? chiedo io.

E allora come pago l’affitto? chi altro mi farà lavorare? risponde con la voce tesa.

Il fatto di avere avuto 2 proposte di lavoro interessanti e non sollecitate nel corso di quest’anno ti fa sembrare probabile che l’anno prossimo succeda altrettanto? Oppure che ne tu ne riceva 4? o nessuna?

Ammette che …sì, effettivamente, ha più senso che qualcuno mi cerchi anche l’anno prossimo. E se non mi cercano posso darmi da fare io. E se mi dicono qualcosa riconosco di avere fatto una scelta avventata nel cambiare troppo in fretta. Ma che faccio se rimango senza soldi? sai benissimo che non posso chiederne ai miei.

L’aumento di stipendio legato al nuovo lavoro ti permette di mettere via qualcosa per un’emergenza, oppure hai già deciso come spenderlo?

Risponde immediatamente. Se rimango nel Gruppo nuovo almeno 5 o 6 mesi e faccio attenzione, mi finanzio un paio di mesi da disoccupata. Non ci avevo pensato.

A questo punto ti sembra che i rischi connessi con la posizione che ti propongono siano gestibili, o che siano ancora al di sopra delle tue forze?

Ha sorriso, finalmente. Ce la potrei fare. Cioè. Ce la potrei fare anche se vado così da disastro che mi cacciano in malo modo dopo pochi mesi. Allora che dici, accetto?

Piano! rispondo io. Facciamo un passo alla volta. Il fatto che il rischio sia gestibile non significa che sia la scelta migliore. Te la ricordi la domanda dell’altra volta? quale delle due posizioni è un trampolino migliore per quello che vuoi fare fra 4 anni?

Di Cristina Volpi

Coach accreditata ICF e EMCC, Founder del magazine CoachingZone, Master di II livello in coaching e comunicazione Strategica. Ha operato per imprese multinazionali e familiari e not-for-profit, in Italia e in svariati paesi Europei, in USA, in Brasile, in India, lavorando con Pirelli, Studio Ambrosetti, Butera & Partners e come libera professionista; attualmente è volontaria con Sodalitas. Ha pubblicato “Leader, storie vere ed inventate di imperatori, manager e capi” Ed. Il Fenicottero; “C’era una volta il capo” Ed. Fendac; “Bilanci e Veleni” e “Banditi in Azienda” Ed. Guerini; “Sconcerto Globale” con Favero, Ziarelli Ed. Apogeo; “No Smoking Company” con Favero, Ziarelli, Ruggeri, Ed. Kowalski.