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Perché il World Economic Forum nel Future of Jobs Report 2018  sostiene che il 65% di chi inizia la scuola adesso svolgerà un lavoro che oggi non esiste.

Scuole, università, mondo del lavoro e società civile più in generale sono in grado di prevedere quali saranno le competenze necessarie in futuro? Siamo capaci di orientare e formare alle competenze di domani? Guardando ad un orizzonte temporale più vicino a noi, siamo in grado di convertire le competenze in via di obsolescenza in competenze attuali ed utili in prospettiva? E lo saremo in futuro?

Aggiungiamo che riferendosi ai Millennials molti parlano di Nomad Economy: dove gli interessati cambiano lavoro più spesso di quanto cambiano l’auto.

Questo pone il problema di come salvaguardare le competenze di chi le ha, e come preparare i giovani. Un tema cruciale per chi si occupa di orientamento professionale e di coaching di carriera.

 

Ci si interroga inoltre sul ruolo che in uno scenario di rapida e profonda trasformazione avranno le competenze relazionali, le cosiddette soft skills, e quelle che fondano la capacità di dialogo interculturale.

  • Quali competenze rischiano l’obsolescenza o l’inutilizzo?
  • Quali nuove competenze sono emergenti? Cosa cerca il mercato?
  • C’è penuria di offerta adeguata? C’è un GAP tra domanda e offerta?
  • Come gestire la riconversione professionale delle persone in attività?
  • Quale impatto prevediamo per il livello occupazionale?

 

Renato Bisceglie racconta per Sietar martedì’ 16 aprile a Milano i risultati di una ricerca qualitativa realizzata nel 2018 da PIU – Professioni Intellettuali Unite , per cercare di dare alcune risposte che traguardano l’orizzonte di medio periodo.

Di SIETAR

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