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Alla vostra redazione.

Con due amici abbiamo ottenuto un finanziamento per portare avanti il nostro progetto di informatizzazione del servizio al cliente. L’idea è proporci ad aziende della grande distribuzione, e poi gradualmente ad altri gruppi che hanno nelle consegne il loro punto debole.

Abbiamo avuto due finanziamenti, uno più piccolo a fondo perduto da parte di una Istituzione, ed uno più consistente a tasso agevolato, ma insieme a questo ci hanno raccomandato di prenderci un coach. Con motivazioni fumose, tipo la solidità del vissuto e la prospettiva evolutiva, sto citando testualmente.

Mi spiegate perché mai avremmo bisogno di questo coach? il cui costo va a gravare sui nostri conti? Dimenticavo,  non siamo tre studenti o tre neolaureati: siamo un manager vicino ai 40 con un passato da Bocconiano, un ingegnere gestionale con esperienza in grandi Gruppi, un ingegnere informatico con dieci anni di libera professione.

Grazie.

 

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Eccoci a noi.

Coloro che avviano una start up sono brillanti startupper proprio perché hanno doti come tenacia, intelligenza e visione del futuro;  hanno sviluppato soluzioni ingegnose di prodotto e/o di mercato, hanno convinto qualcuno a fornire i mezzi finanziari e qualcun altro a seguirli nel loro sogno. Sanno lavorare sodo, sanno convincere, sono ultracompetenti nel loro settore.

Chiaro che non ha senso che utilizzino il loro budget per farsi supportare in queste cose!

 

Ma spesso è utile che si facciano supportare da un coach per gestire altri tipi di problema:

  • Focalizzare sulle priorità, per non correre il rischio di disperdere le energie, anche se le idee che emergono sono promettenti
  • Mantenere una traccia dei vari prova-ed-errore, in modo da non incorrervi nuovamente e dimenticare eventuali buone idee collaterali
  • Gestire consapevolmente le risorse, prima fra tutte il tempo: dandosi traguardi coerenti, punti intermedi di controllo, strumenti di analisi dei progressi e di revisione dei piani
  • Mantenere un clima di lavoro  favorevole all’innovazione: all’interno della squadra imprenditoriale e all’interno di ogni team di lavoro.
  • Prevedere e quindi cautelarsi rispetto a difficoltà future, che possono andare da divergenze fra i soci al bisogno di rifinanziarsi
  • Affrontare con solidità i primi insuccessi, mantenendo la motivazione e imparando dagli errori
  • Ricordare a tutti quali sono le competenze per le quali è stato cooptato ognuno degli altri, competenze che rappresentano la sua area di responsabilità, autonomia e riconoscimento.

A proposito: lei quale è, dei tre startupper che ci ha descritto all’inizio?