Se chiedete a 100 leader se credono che la fiducia nei team di lavoro sia importante, 98 di loro probabilmente risponderanno di sì.

Se tuttavia domanderete come costruiscono materialmente la fiducia nella loro squadra e quanto tempo vi dedicano, il silenzio potrebbe essere assordante. Quanto è realmente alto il livello di fiducia nei team di lavoro? I manager tendono di solito a sopravvalutare in maniera significativa il livello di fiducia presente nella loro squadra.

Che cos’è la fiducia? L’americano Patrick Lencioni, manager e scrittore di successo, nel suo <La guerra nel team. Racconto sulle 5 disfunzioni del lavoro di squadra>  la definisce come “la serena aspettativa tra i membri del team che le intenzioni dei loro colleghi siano buone e che non c’è motivo di stare sulla difensiva o comunque di essere cauti rispetto agli altri membri del team stesso”.

La fiducia è dunque legata ad una sensazione di sicurezza, che significa in concreto sentirsi sicuri di poter parlare apertamente, di esprimere la propria opinione ed eventualmente il proprio dissenso. Significa inoltre sentirsi sicuri che l’errore non sia confuso con la colpa e che vi sia la possibilità, se necessario, di chiedere aiuto.

Le neuroscienze e la neurobiologia stanno facendo nuova luce sul tema della fiducia e sul perché sia importante nelle organizzazioni. Paul Zak, Direttore del Centro per gli Studi sulla Neuroeconomia alla Claremont Graduate University, da molti anni studia appassionatamente questo tema insieme ai suoi collaboratori, offrendoci -in estrema sintesi- tre tesi:

 

  •  La fiducia è tra le più efficaci garanzie della ricchezza di un paese; nazioni con bassi livelli di fiducia al proprio interno tendono ad essere più povere. Possiamo ipotizzare che lo stesso valga per le imprese.
  • La fiducia è associata alla presenza nell’organismo dell’ossitocina, una molecola che il cervello produce quando vi sono interazioni sociali positive.
  • Quando mostriamo fiducia alle persone, esse sono più propense ad agire in maniera affidabile, ad avere fiducia a loro volta negli altri e a cooperare grazie anche alla presenza, nel loro organismo, dell’ossitocina. La ricerca indica che il contrario può essere altrettanto vero: quando non dimostriamo fiducia, le persone sono più propense ad agire in modo non affidabile.

Tutto ciò ha ovviamente significative conseguenze anche per i manager: dimostrando fiducia ai collaboratori si verrà ricompensati con comportamenti maggiormente affidabili. D’altronde i nostri cervelli sono predisposti per fare esattamente questo! Il prof. Zak in questi anni ha svolto un’ampia ricerca sulla fiducia nelle organizzazioni e sui suoi fattori costituenti coinvolgendo più di 4.000 dipendenti in vari tipi di aziende, trovando risultati statisticamente molto significativi.

Alla luce di tali evidenze, che peraltro confermano in maniera più oggettiva quanto i coach e i formatori sostengono da lungo tempo, Zak offre ai manager ed ai loro coach/formatori alcuni suggerimenti utili ad incrementare la fiducia:

 

  • Aiutare i membri di un gruppo di lavoro a trovare similarità, punti di contatto. Il nostro “hardware” neurologico ci predispone infatti a fidarci di coloro che sono simili a noi.
  • Sviluppare un apprezzamento delle differenze: aiutare i membri di un gruppo di lavoro a spostarsi dal giudizio alla comprensione delle differenze, per valorizzare le esperienze e le competenze diverse che ogni membro del team porta con sé.
  • Mostrare sincero apprezzamento ed elogiare pubblicamente (meglio se a sorpresa) i comportamenti ed i risultati eccellenti. Gli apprezzamenti e gli elogi generano un incremento dell’ossitocina, che porta a sua volta ad una maggiore fiducia e cooperazione.
  • Lasciare ai collaboratori il giusto spazio per gestire in autonomia le attività assegnate (dopo aver fissato chiaramente obiettivi ed i tempi) senza “marcature a uomo”.
  • Essere il più possibile trasparenti ed autentici nel rapporto con i collaboratori.

 

Come il buon medico ha sempre alcune domande di verifica della buona salute del proprio paziente, così il buon coach può utilizzare questi suggerimenti di Zak per una vera e propria checklist sullo stile manageriale del proprio coachee.

 

Per chi desidera approfondire, oltre al testo di Patrick Lencioni segnalo  <Three truths about trust>.

Di Attilio Leoni

Opera attualmente come manager in ambito commerciale presso l'Azienda Trasporti Milanesi Spa dopo aver maturato una lunga esperienza come responsabile della formazione e più di recente nelle Operations. In precedenza è stato responsabile della selezione e dello sviluppo, si è occupato di gestione del personale e di comunicazione interna. Ha curato nel 2015 con M.E. Salati la pubblicazione del libro "Neuroscienze e Management" e nel 2021 del libro "Neuroscienze e sviluppo (del) personale", scrive inoltre articoli di management su periodici e siti online. In collaborazione con l'Istituto Francese di Archeologia Orientale del Cairo e con l'Università Statale di Milano ha svolto attività di archeologo e papirologo.