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In alcuni coaching accade di incontrare manager ormai appiattiti sulla routine. Intendiamoci: routine affidabili sono necessarie per raggiungere l’efficienza e di alcune non si può proprio fare a meno! Tuttavia ve ne sono altre che col tempo diventano inutili, vere e proprie trappole di competenza.

Intere aziende, oltre che singoli manager o team di lavoro, possono rimanere intrappolate in routine inutili: ricordo in particolare un consulente che raccontava di un’intera squadra di impiegate, nel quartier generale di un’importante azienda della Grande Distribuzione Organizzata, che negli anni Novanta continuava incredibilmente a sommare con la calcolatrice ogni singolo scontrino della spesa anche quando il sistema informatico di quell’azienda aveva reso ormai totalmente inutile questa attività. “Si è sempre fatto così”.

 

Le aziende o i team di successo sono spesso i più esposti a questo rischio: “squadra che vince non si cambia”!  E così il rischio è quello di non sapersi adeguare, in particolare di fronte a crisi forti (quale anche quella attuale) e/o a cambiamenti tecnologici radicali o capovolgimenti di mercato. Paradossalmente dunque, a volte è proprio la competenza e l’esperienza del successo ad aver accecato intere aziende causandone il declino (la storia della crisi della Kodak, solo per fare un esempio, lo dimostra).

In un coaching con un manager appiattito sulla routine, vi sono alcune domande, quasi una vera e propria checklist che possono rappresentare il punto di partenza per un cambio di rotta:

  • Quali routine pensa debbano essere interrotte per lasciare spazio ad un nuovo pensiero e alla ricerca di soluzioni innovative?
  • Che cosa può fare per aiutare gli altri a disimparare consuetudini e pratiche tacitamente radicate per andare avanti oltre i limiti del comune modo di fare le cose?
  • Ha mai incontrato un ostacolo che ha poi trasformato in un’opportunità?
  • Le è mai capitato di imparare da un fallimento e tuttavia non lo ha detto agli altri?
  • Cosa può fare per ridurre le distanze gerarchiche, cosicché gli altri si sentano tranquilli di ammettere e imparare dai propri errori?
  • Che cosa può fare per dare voce a tutti i possibili punti di vista all’interno del vostro sistema?
  • Quando è stata l’ultima volta in cui ha apertamente riconosciuto che il contributo di altri per migliorare il suo pensiero è stato davvero prezioso?
  • Che cosa può fare per ridurre l’ansia e facilitare in tal modo l’apprendimento continuo e la collaborazione nella sua organizzazione?
  • Quando ha provato l’ultima volta a spingere se stesso e i suoi collaboratori oltre la zona di comfort, per andare al di là di ciò che è familiare?
  • Ha fatto attenzione a chi sono i suoi collaboratori quando agiscono al meglio, anche se proprio loro magari lo hanno dimenticato?

Vi sono aziende (illuminate!) che dichiarano che divertirsi sul luogo di lavoro è un valore strategico. I manager che riescono a liberarsi dalle routine inutili ritrovano spesso, oltre ad un migliore clima di squadra e a migliori risultati, la voglia di divertirsi al lavoro o almeno di appassionarsi. Questo è il miglior risultato possibile per un coach.

 

Photo by Michael Dziedzic

Di Attilio Leoni

Opera attualmente come manager in ambito commerciale presso l'Azienda Trasporti Milanesi Spa dopo aver maturato una lunga esperienza come responsabile della formazione e più di recente nelle Operations. In precedenza è stato responsabile della selezione e dello sviluppo, si è occupato di gestione del personale e di comunicazione interna. Ha curato nel 2015 con M.E. Salati la pubblicazione del libro "Neuroscienze e Management" e nel 2021 del libro "Neuroscienze e sviluppo (del) personale", scrive inoltre articoli di management su periodici e siti online. In collaborazione con l'Istituto Francese di Archeologia Orientale del Cairo e con l'Università Statale di Milano ha svolto attività di archeologo e papirologo.