Alcuni studenti, soprattuto quelli che lavorano, si avvalgono di un coach per lo studio. Succede perché si ha bisogno di ottenere il massimo dal tempo che si dedica allo studio. Perché l’obiettivo rappresentato da ogni singolo esame è importante. Perché c’è bisogno di qualcuno che faccia da guida attraverso e sopra i temi da apprendere, e non solo dentro.

Le funzioni di coach e tutor per studenti

La funzione di un coach come facilitatore dello studio è legata al metodo, non ai contenuti della materia di studio. Né alla maieutica, dato che non si tratta di tirare fuori qualcosa che c’è già. Si tratta piuttosto di facilitare l’integrazione di nozioni nuove con quelle già possedute, facendole diventare un corpus coerente che consente di fare propria quella specifica materia, fino a potervi ragionare ed innovare. Qualcosa di molto simile a quanto accade nello sport, dove il coach sportivo non è il preparatore atletico o l’allenatore -competenti nei contenuti della pratica sportiva- ma il preparatore mentale, quello che sblocca i passaggi, motiva, fa vedere la meta.

È il ruolo del tutor in molte scuole di stampo anglosassone, in tanta formazione manageriale, in iniziative di supporto al conseguimento di una laurea, in alcune scuole private italiane. Dove il tutor si fa carico del processo di apprendimento a livello individuale, oltre che eventualmente di gruppo.

Aiuta lo studente a mantenere l’energia, soprattutto se è anche impegnato altrove, p.es. sul lavoro. A calibrare gli sforzi, suddividendo lo studio in passaggi che gli sono congeniali e coerenti con il tempo a disposizione. A trovare scorciatoie concettuali, schemi che agevolano la memorizzazione, agganci a ciò che si sa già, elementi di collegamento fra i temi. E non ultimo, a dotarsi di tecniche per il superamento dell’esame, gestendo la tensione, acquisendo qualche abilità di public speaking, usando con scioltezza i vari strumenti della comunicazione, utilizzando una sequenza espositiva efficace.