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La frase “I videogiochi sono una perdita di tempo” è la versione moderna della novecentesca “Sono solo storie”. Poiché da tempo si è scoperto il ruolo cruciale ricoperto dalle storie nella crescita individuale, nella costruzione dei ricordi familiari, nella tessitura delle reti delle nostre comunità, mettiamo sul tavolo un dato di fatto: i video games, una delle principali fonti di storytelling dei più giovani, sono una cosa maledettamente seria e come tali vanno trattati.

 

Se si tende a liquidarli come cosa futile è forse perché riescono a rendere particolarmente evidente il divario digitale tra genitori e figli e le conseguenti difficoltà di dialogo che esso porta con sé. È infatti innegabile quello che sta accadendo da diversi anni: adulti cresciuti in un mondo analogico si trovano a educare i propri figli in una dimensione radicalmente differente. Questa è probabilmente la ragione per cui la maggior parte dei discorsi sui videogiochi è colorita del mood nostalgico dei ricordi dell’infanzia svanita. I videogiochi, inoltre, sono oggetto di periodiche ondate di panico morale, durante le quali vengono individuati come origine di diversi mali, dall’aggressività fine a se stessa all’isolamento sociale. Timori e preoccupazioni sono alimentati anche dall’inserimento del cosiddetto gaming disorder  nell’ICD-11 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

La necessità di rinnovare in senso positivo lo sguardo sul fenomeno del gaming deriva anche dalla considerazione che molte professioni del futuro richiederanno competenze e abilità apprese proprio attraverso i video games. Per lo psichiatra David Greenfield, ad esempio, i videogiochi non sono solo passatempi, ma rappresentano un approccio cognitivo, in quanto stimolano il pensiero in parallelo, cioè la possibilità di assumere informazioni in simultanea da più fonti, contrapposto al pensiero seriale dominante prima della rivoluzione digitale.

 

Ciò che riguarda l’educazione dei giovanissimi è, in generale, ritenuto degno di attenzione e di cura. Come trasferire la medesima passione e competenza sul fenomeno dei videogiochi che riguarda un numero sempre maggiore di ragazzi?

Nel 2018 il settore dei video games ha avuto giro di affari di 1,7 miliardi di euro, segnando un +18,9% rispetto al 2017. Come rendere più fluido il confronto tra i protagonisti della relazione domestica, i giovanissimi alla scoperta del mondo, da un lato, e i genitori disorientati, dall’altro?

 

È proprio con l’intento di

– facilitare il dialogo genitori-figli, contribuendo a colmare il fisiologico gap che si manifesta sul tema videogiochi,

– fornire alle famiglie strumenti utili per affrontare le ansie e le perplessità

che nasce EduGamers for kids 4.0, un servizio incentrato su una figura professionale innovativa: l’EduGamer, un educatore specializzato nell’affiancamento dei ragazzi nel mondo videoludico.

 

L’EduGamer offre supporto sia ai ragazzi, sia ai genitori. Da un lato, durante sessioni di gioco online, l’EduGamer propone ai giovani gamer:

  • chiavi di lettura critica dei rituali e dei modelli proposti dai videogiochi popolari
  • suggestioni per comprendere e gestire le emozioni che si scatenano giocando
  • riflessioni su abilità e competenze sviluppate dalla pratica del gaming
  • comportamenti sociali utili a costruire relazioni positive in rete
    modalità per autoregolare il proprio tempo di gaming
  • esperienze e consigli per mantenere il gusto  del reale.

 

Dall’altro lato, durante colloqui introduttivi e di feedback finale collegati alle sessioni di gioco con i ragazzi, l’EduGamer sostiene i genitori disponibili ad affrontare le sfide educative poste dalla rivoluzione digitale. L’EduGamer illustra ai genitori il percorso svolto con i ragazzi, le abilità e le competenze apprese e le difficoltà incontrate, in particolare sotto il profilo della gestione delle emozioni, delle relazioni e del controllo dello screen time. I genitori possono inoltre usufruire di interventi di supporto consulenziale e orientamento a cura dello staff del progetto, formato, oltre che da educatori, da pedagogisti, psicologi e gamers.

 

Il progetto EduGamers for kids 4.0 è nella sua fase sperimentale. Per questo motivo, raccoglie spunti e si confronta con le differenti scuole e professioni che si occupano della crescita delle persone. In questo senso, l’approccio richiama spesso i contenuti del lavoro di coaching. Come i coach, l’EduGamer e le altre professionalità del team puntano a sviluppare e valorizzare le potenzialità latenti dei ragazzi e degli adulti e a promuovere l’acquisizione di maggiore consapevolezza e responsabilità da parte degli stessi, non intendendo sostituirli nella gestione delle situazioni.

 

EduGamers for kids 4.0 è un’iniziativa di Crescere Insieme, onlus torinese che opera da oltre 40 anni nel settore dei servizi educativi.  E’ stato lanciato con successo un crowdfunding appoggiato dalla Città di Torino per formare nuovi Edugamers.

 

Per ulteriori informazioni:

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