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Capita abbastanza frequentemente, nei coaching manageriali, di affrontare il tema della produttività dei team ed in particolare della loro creatività. Premesso che a volte, ancora oggi, è utile in fase iniziale chiarire ai manager la differenza tra creatività e innovazione, si può partire proponendo un paio di modelli per misurare la creatività del/dei propri team. Il primo è quello cosiddetto dei tre fattori di Guilford  che ci suggerisce di valutare le idee generate in termini di:

  • Numerosità (rispetto al numero di componenti il team)
  • Originalità
  • Flessibilità.

Quest’ultimo aspetto in particolare si riferisce alla capacità di proporre sullo stesso tema idee diverse: ad esempio rispetto alle graffette per fogli un team potrebbe proporre di utilizzarle per tenere insieme degli scontrini, dei dépliant turistici e delle banconote. Tre idee diverse ma molto simili tra loro. Molto più originale invece l’idea di utilizzarle ad esempio per realizzare una collana.

Il secondo modello è quello di Finke, che analizza le idee generate dai team secondo criteri di originalità e di fattibilità.

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Avremo quindi, da sinistra a destra dall’alto al basso, idee molto nuove e che possono funzionare, idee vecchie che ugualmente però possono funzionare, idee originali ma poco praticabili e idee vecchie e poco praticabili.

Qual è il quadrante preferibile? Quasi tutti rispondono “quello in alto a sinistra”, ovvero le idee nuove e fattibili. In realtà la cosa migliore è quella di incoraggiare i team, nella fase di brainstorming, a generare idee caratteristiche di tutti e quattro i quadranti.

 

Verificata l’effettiva creatività del team, si pone spesso il tema dell’incremento di quest’ultima. Cosa fare in concreto? Le strade da seguire per fortuna sono molte. Ne propongo di seguito alcune, che la prof.ssa Leigh Thompson della Kellogg School of Management illustra sempre ai suoi studenti della Northwestern University di Chicago:

  1. Soprattutto quando le riunioni di brainstorming sono monopolizzate da una/due persone dominanti (avviene molto spesso) e comunque quando i team sono molto numerosi, è opportuno attivare sessioni di brainwriting, in cui si forniscono dei post-it, su cui ciascuna persona nel tempo di 10’ può scrivere le sue idee creative (una per ogni post-it). L’obiettivo è quello di scrivere più idee possibili. Non va indicato il nome del proponente. Nei successivi 10’ i post-it vengono attaccati ad un muro e letti in silenzio da ognuno. In ulteriori 10’ si procede alla votazione, tramite post-it colorati (ognuno ne ha a disposizione 5), delle idee migliori. In questo modo tutti hanno l’opportunità, anonimamente, di generare e soprattutto proporre le proprie idee.
  2. Nella prima fase è meglio puntare alla quantità delle idee generate che non solamente alla qualità. E’ stato infatti dimostrato che i team che producono più idee producono anche le migliori (1).
  3. E’ importante fare una pausa nelle sessioni di brainstorming in quanto la creatività cala progressivamente a seguito della stanchezza: meglio dunque due sessioni da 15’ l’una rispetto ad una unica di 30’.
  4. E’ sempre utile invitare nelle riunioni creative di team un outsider (diverso ogni volta). La creatività si incrementa. Nulla vieta inoltre di modificare nel tempo la composizione stessa dei team, evitando in particolare team troppo numerosi e troppo omogenei.
  5. Stare in piedi e/o camminare nella fase creativa, rispetto al classico stare seduti, incrementa la produttività del brainstorming (2).

 

Per concludere, è importante ricordare che numerosi studi evidenziano che alcune persone sono comunque più creative quando lavorano individualmente che non in team. Il manager deve quindi prestare attenzione anche a questa eventualità, consentendo alle persone di avere periodicamente incontri individuali con il/la proprio/a responsabile anche relativamente alla generazione di nuove idee.

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  1. Paulus, P.B., Kohn, N.W. and Arditti, L.E. (2011); “Effects of quantity and quality instructions on brainstorming”, Journal of creative behaviour, 45(1), 38-46.
  2. Oppezzo, M., Schwartz, D.L. (2014): “Give your ideas some legs: the positive effect of walking on creative thinking”, Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory and Cognition, 40(4), 1.142 – 1.152.

Di Attilio Leoni

Opera attualmente come manager in ambito commerciale presso l'Azienda Trasporti Milanesi Spa dopo aver maturato una lunga esperienza come responsabile della formazione e più di recente nelle Operations. In precedenza è stato responsabile della selezione e dello sviluppo, si è occupato di gestione del personale e di comunicazione interna. Ha curato nel 2015 con M.E. Salati la pubblicazione del libro "Neuroscienze e Management" e nel 2021 del libro "Neuroscienze e sviluppo (del) personale", scrive inoltre articoli di management su periodici e siti online. In collaborazione con l'Istituto Francese di Archeologia Orientale del Cairo e con l'Università Statale di Milano ha svolto attività di archeologo e papirologo.