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Oppure è più ragionevole pensare che semplicemente sono accadimenti ecologici… che è plausibile che succedano nel mondo… l’importante è credere che siano lontani da noi…  crederlo ovviamente e convincerci per il nostro quieto vivere che sia così…

Invece è più probabile che quotidianamente ci capiti di scontrarci con piccoli e impercettibili abusi, che giustifichiamo per il nostro bisogno di quieto vivere  e di rimanere nella nostra zona di comfort.

Forse non sono questioni gravi, ma avranno un’influenza nei nostri comportamenti, nelle nostre scelte, nelle nostre credenze e soprattutto per il nostro equilibrio psichico.

Noi che viviamo nel terzo millennio a volte agiamo e subiamo atteggiamenti primitivi e antisociali di cui non siamo nemmeno consapevoli.

 

Incominciamo a fare una breve analisi di quello che potrebbe essere il concetto di potere  agito nel compito del lavoro.

Innanzitutto il compito lavorativo è alla base della vita dell’adulto, la propria identità professionale modifica anche gli altri aspetti della vita, ne determina autorealizzazione oppure frustrazione e influisce influenzando la nostra visione del mondo e delle relazioni sociali.

L’aver costruito la propria identità professionale in modo consapevole e deterministico oppure averla ereditata  o preconfezionata   agisce senz’altro sulla nostra autostima, capacità di valutazione e pensiero critico.

L’autodeterminazione ci aiuta anche a cogliere gli effetti del condizionamento sociale, quanto anche l’ambiente sia rilevante nei confronti delle nostre scelte. Metterci alla prova direttamente nell’ambito professionale, sperimentarci  influisce sull’energia che decidiamo di investire per la nostra realizzazione: in sintesi tutto ciò che riteniamo dipenda da noi (locus of control interno) e quello invece che invece dipende da altri (locus of control esterno).

L’equilibrio di queste due istanze struttura il grado di fiducia che siamo disposti a concedere a noi stessi e al mondo, inoltre ci rende consapevoli dell’ influenza che abbiamo sugli altri e in che modo esprimiamo la nostra autorevolezza, per esempio se agiamo per leve gerarchiche, relazionali, di competenza o non riteniamo di avere voce in capitolo.

Per quanto riguarda la gestione delle relazioni nel mondo del lavoro è chiaro che dobbiamo prendere in considerazione che le lotte di potere sono fortemente presenti nelle organizzazioni,  perché caratterizzate da una gerarchia di ruoli, ma sono riscontrabili anche in relazioni di natura differente e che vedremo in seguito.

In questo ambito si possono distinguere due tipologie di relazione,  simmetriche e complementari:

  • quelle simmetriche prevedono che due soggetti siano essenzialmente sullo stesso piano,
  • quelle complementari sono relazioni nelle quali è ben definito chi occupa la posizione di comando e quella subordinata, come per esempio la relazione capo/collaboratore.

Al di là dei ruoli gerarchici il potere può esprimersi in modalità estremamente variegate e differenti, manifeste oppure latenti anche nelle organizzazioni, e dipende senz’altro dalla finalità e dagli obiettivi di ciascun soggetto o gruppo.

Per esempio ottenere benefici o favoritismi è un modo per esercitare il proprio potere al di là della gerarchia, se in più è presente anche questo aspetto possiamo intercettare comportamenti coercitivi e di abuso di potere orientati al proprio prestigio personale.

Un altro esempio potrebbe essere influenzare un processo di cui non di ha la competenza oppure sostituirsi in modo manipolativo nell’orientare decisioni e strategie operative anche in questo caso è senz’altro un esercizio di potere orientato al vantaggio individuale o comunque in capo ad una piccola cerchia elitaria.

Se, invece, interpretiamo il potere non come una logica privata del proprio vantaggio personale, ma come contributo all’interno dell’interesse comune, è chiaro che la nostra azione sarà sostenuta con vigore e forza e con l’intenzione di agire una volontà di potenza sociale nel rispetto degli obiettivi comuni.

Infine è certamente cruciale l’influenza esercitata dal potere comunicativo: in questo momento storico di emergenza sanitaria ne siamo assolutamente assoggettati tutti.

 

E’ quindi importante attribuire anche alle organizzazioni e alle istituzioni fiducia, ma un potere non assoluto,  dettato dalla paura. Meglio ragionato e spinto dagli obiettivi condivisi,  piuttosto che dalla convenienza individuale.

 

Photo by Miguel Bruma

Di Sara Di Giamberardino

Psicologa psicoterapeuta adleriana, lavora presso ATM di Milano dal 2005 nella Direzione Formazione Selezione Sviluppo e Organizzazione. Si occupa in particolare di progettare ed erogare interventi di formazione relazionale/ manageriale e di selezione delle figure professionali ricercate per i diversi ruoli aziendali. Collabora come volontaria con Dimensione Animale di Rho.