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Mi hanno suggerito di utilizzare i prossimi mesi di lavoro rallentato per prendermi una specializzazione. On line, un po’ perché abito in una piccola città che non offre molto, un po’ per i limiti alla circolazione di questo periodo di pandemia.

Da qualche anno mi interessa il coaching, questa potrebbe essere l’occasione giusta.

Ma domando: ha senso imparare il coaching on line? Ci sono corsi qualificati, o è come i corsi universitari, dove quelli importanti sono solo quelli che si frequentano di persona?

Grazie

 

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Frequentare un corso di coaching on line è una buona idea, sì. Se sei sicuro-sicuro che ti piaccia essere di supporto agli altri e ricoprire un ruolo dove lo strumento principale sono le parole e il linguaggio.

 

L’attenzione agli aspetti individuali della crescita professionale e dell’apprendimento, o del benessere non sembra avere flessioni, quindi il mercato cioè la richiesta rimane consistente. Vale per il coaching, ma anche per counseling e mentoring e altre modalità olistiche di supporto alla crescita delle potenzialità.

E anche se si tratta di mestieri centrati sulla relazione di supporto, questo si può benissimo imparare on line invece che attraverso un corso in presenza. Del resto, il servizio di coaching si può erogare on line! e non solo in presenza.

 

Un gruppo di docenti on line può con totale efficacia presentare le teorie, analizzare ipotesi e obiezioni, favorire la discussione fra i discenti, utilizzare anche un approccio maieutico, lasciare spazio all’introspezione, far familiarizzare con le metodologie e soprattutto favorire gli esercizi di simulazione.

La cosa importante è scegliere un corso serio. Non vogliamo qui segnalare una specifica scuola perché ce ne sono tante, o un indirizzo, o l’approccio di fondo, però possiamo indicare dei criteri di scelta:

  • è utile e qualificante se il corso è riconosciuto per l’accreditamento presso una o più delle principali associazioni di coaching, che sono ICF, EMCC, AICP; di solito questo è dichiarato esplicitamente dalla scuola
  • altrettanto esplicitamente saranno dichiarati il riferimento scientifico e metodologico e le credenziali dei docenti; è importante scegliere una scuola di cui si condivide l’impostazione, più che una di cui si apprezza la notorietà
  • il programma deve prevedere anche dibattiti, confronti fra esigenze ed esercitazioni fra compagni di corso; quindi comporta necessariamente la compresenza e l’obbligo di frequenza
  • la durata minima per essere riconosciuto è di 60 ore di corso vero e proprio, ma è auspicabile che sia significativamente maggiore
  • la parte esercitativa del corso deve superare quella teorica, e consistere almeno di una cinquantina di esercizi di simulazione in coppia o piccolo gruppo; da notare che il taglio delle esercitazioni in una buona scuola è veloce e interattivo senza perdere in profondità
  • fra una lezione e l’altra devono esserci i compiti a casa: una parte di simulazione individuale e una di approfondimento teorico
  • alle ore di corso devono essere aggiunte quelle di esercitazione pratica, almeno un centinaio, di solito a pagamento, cioè trovando (o essendo aiutati a trovare) una decina di veri e propri clienti/test (con una tariffa fortemente ridotta)
  • al termine verrà rilasciato un attestato, che può oppure no essere legato al superamento di un esame interno; in ogni caso questo attestato non ha valore legale, dato che la professione di coach non è (per ora) riconosciuta come ad esempio quelle di psicologo o avvocato
  • il prezzo? si parla di alcune migliaia di euro, indicativamente da 3000 a 6000
  • quando ti chiedi se ci sono corsi qualificati, a che cosa stai pensando? alla qualità della metodologia, alla notorietà, al riconoscimento, all’aggiornamento rispetto ai temi di punta, all’ampiezza della prospettiva, a specifiche caratteristiche dei docenti, al mentoring? ci sono risposte per ognuna di queste opzioni, spesso alcune si sovrappongono ma non tutte; per scegliere è importante darsi una priorità
  • infine un suggerimento; proprio data la natura dell’on line, si può prendere in considerazione anche una scuola non italiana; che ovviamente si baserà su un’altra lingua, ma soprattutto su una diversa e stimolante percezione di cosa è importante, veloce/lento, privato/condivisibile, ovvio, e altro ancora legato alla cultura e al contesto.