La mamma che torna al lavoro scopre che alcune cose sono cambiate.

  • Ci sono le emozioni legate al bimbo lasciato a casa, o alla nonna o a un nido. Quando nel bel mezzo della mail al fornitore viene in mente “Se lo ricordano che ha la pelle delicata e occorre mettergli quella crema precisa?”
  • C’è una diversa maturazione affettiva ed emotiva, che porta anche a ridefinire le priorità nella vita e a pianificare a lungo termine.
  • Ci sono i capi, pronti ad attribuire alla maternità ogni esitazione, ogni errore, ogni assenza. “Per forza non ha capito quel che chiedeva il cliente, oggi che il figlio ha la febbre”
  • Ci sono i colleghi, quelli a cui non dispiacerebbe allargarsi un po’ “Perché lei, ovviamente, non può far fronte a una riunione che si prolunga la sera, a un’emergenza al sabato”
  • Ci sono gli HR, che esitano a proporre un ampliamento delle responsabilità o un allargamento della mansione “Difficile che ce la faccia, adesso che ha anche un figlio a cui pensare…”
  • Ci sono le colleghe che ancora non hanno fatto questo passo, e osservano che succede con un misto di curiosità e invidia “Poveretta, avete visto che occhiaie stamattina?”
  • E infine ci sono anche le situazioni peggiori, dove il vecchio ruolo non è più disponibile, e il mobbing è in agguato “Mi spiace dottoressa, ma capirà bene che…”

 

Alcune aziende offrono un pacchetto di rientro, che include un bonus-bébé, l’asilo nido aziendale, incontri di mentoring, l’opzione part-time. Succede in alcune multinazionali, soprattutto farmaceutiche, dove le lavoratrici donne sono particolarmente numerose.

 

Una soluzione innovativa è il coaching mirato, già previsto istituzionalmente in qualche Gruppo USA e adottato individualmente da alcune professioniste anche in Italia.

Qualche incontro di coaching permette alla neomamma di confrontarsi in modo riservato sulle difficoltà che incontra, essere aiutata a distinguere fra timori reali e immaginari, rimettere a fuoco concretamente le priorità, ridefinire il proprio equilibrio.

Ancora più importante, la aiuta anche a capire che cosa sta imparando dall’esperienza della maternità. Perché il cambiamento non ha portato solo problemi o difficoltà, ma anche nuove skills. Per esempio in materia di:

  • ampliamento delle responsabilità,
  • gestione del tempo,
  • gestione dello stress,
  • gestione delle relazioni,
  • capacità di affrontare la stanchezza,
  • coordinamento dei supporti,
  • costruzione della fiducia,
  • strategia di acquisizione delle informazioni,
  • scelta e pianificazione delle risorse,
  • allungamento dell’orizzonte di pianificazione,
  • valutazione delle alternative,
  • decisione veloce.

Sono tutte abilità di tipo manageriale, che possono essere riversate sul ruolo aziendale se se ne accresce la consapevolezza e anche l’orgoglio. A cura di un coach, anche all’interno di programmi studiati in modo specifico per questo, facendone un corso di tipo Master.

 

foto by Matthew Pratt

Di Cristina Volpi

Coach accreditata ICF e EMCC, Founder del magazine CoachingZone, Master di II livello in coaching e comunicazione Strategica. Ha operato per imprese multinazionali e familiari e not-for-profit, in Italia e in svariati paesi Europei, in USA, in Brasile, in India, lavorando con Pirelli, Studio Ambrosetti, Butera & Partners e come libera professionista; attualmente è volontaria con Sodalitas. Ha pubblicato “Leader, storie vere ed inventate di imperatori, manager e capi” Ed. Il Fenicottero; “C’era una volta il capo” Ed. Fendac; “Bilanci e Veleni” e “Banditi in Azienda” Ed. Guerini; “Sconcerto Globale” con Favero, Ziarelli Ed. Apogeo; “No Smoking Company” con Favero, Ziarelli, Ruggeri, Ed. Kowalski.